sabato 29 novembre 2014

Noi che (non) siamo inadeguati

Noi che (non) siamo inadeguati


Oggi vorrei parlarvi di qualcosa di diverso, di piu interiore, di qualcosa che fatica a descriversi in poche righe...oggi vorrei parlare di inadeguatezza. Parola forse poco usata ma tanto sentita. Capita a volte di trovarsi davanti persone o situazioni che scuotono il nostro cervello sino a farlo diventare piccolo e inutile facendoci sentire inadeguati, sensazioni ed emozioni delle quali magari faremmo volentieri a meno ma che, sporadicamente, si palesano d'innanzi alle pianificazioni della vita facendoci sballare quanto basta per solcare la nostra tenera carne. Capita...e va bene finche si tratta di piccoli momenti sparsi, il problema si pone quando intere generazioni si sentono inadeguate al proprio tempo stile "Gioventù Bruciata".

Parlando con giovani e meno giovani mi accorgo che la situazione non solo tocca coetanei o gruppi ma tale sensazione di disagio sociale viene avvertita in centro città come nella bassa bergamasca, in provincia o nei piani alti della Bergamo bene, sfiora adolescenti e s'insinua in trentenni e cinquantenni, indistintamente. Qualcosa ci accomuna dunque, non siamo abbandonati alla nostra solitudine, c'è un sacco di gente che sta male come noi. Che bella notizia. Questo sentire ha tanti nomi che ruotano intorno ad un perno centrale, tanto sporco quanto marcio: il fallimento.


Sto male perchè mi sento un fallito e dunque il mondo circostante è piu bravo di me, cosa sono qui a fare? Sto male perchè la società dove vivo ha fallito rendendomi impossibile qualunque pensiero felice. Sto male perchè ho perso il lavoro e la città dove vivo ha fallito, non fornendomi la possibilità di sopravvivere. Sto male perchè nessuno mi capisce...perchè ho un problema che non riesco a risolvere da solo...perchè mi sento...inadeguato. In tutto questo stiamo male noi, non gli altri. Tutto cio parte dal profondo delle nostre interiora ed è acceso dalla scintilla di una società malata, satura ormai di tutto, che ci fa credere di poter sognare e mentre ci addormentiamo viene a farci il solletico sotto ai piedi. Nessuna sorpresa, possibile che sia sempre stato così? Allora cosa c'è che non va? Perchè siamo vorticosamentre risucchiati da un periodo così buio e che a fatica vediamo piu avanti di dieci passi?


Mi piacerebbe avere una risposta, vorrei davvero appoggiare le dita sulla tastiera e combinar le lettere a disposizione per darvi la verità finale...ma non posso, non credo di averla...penso però che qualche considerazione posso esprimerla; in fondo è il mio blog (!!). Sono convinto che si possa vivere serenamente la vita anche senza un obiettivo, credo fermamente nell'unicità dell'individuo, di come il singolo possa cambiare il mondo e nel contempo non negare la forza e la sicurezza del fare gruppo. Che voi siate misantropici o espansivi dovete trovare la strada piu giusta per voi essendo però coscienti che il senso di vuoto non se ne andrà mai, quello fa un po' parte di tutti noi, bisognerà conviverci cercando di renderlo sempre più piccolo, cercando di accantonarlo verso l'angolo buio del cervello. Non per nasconderlo, ma per lasciarlo solo. Se l'inadeguatezza fosse una persona dobbiamo farla sentire inadeguata a sua volta, dobbiamo diventare piu forti del vociare televisivo o dei pareri della gente, dobbiamo lottare per la sopravvivenza delle nostre menti e non smettere mai di pensare. Anche perchè si sa, come dice Guccini, "per chi non è abituato pensare è sconsigliato", quindi vediamo di abituarci, altrimenti qualcun'altro si metterà a pensare per noi.

Concludo qui questo pensiero, un po' confuso un po' no, sperando che anche solo uno di voi lettori abbia avuto la pazienza di leggerlo fino in fondo e, come sempre, vi auguro una buona pedalata.

Il giornalista in bicicletta,

Charlie Capotorto.


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