domenica 14 dicembre 2014

L'Europa segue l'Italia in un campo minato di austerità permanente e crisi del debito


Oggi vi propongo la fresca fresca traduzione di un articolo di Mike Bird dal giornale online "Business insider Uk". É la prima volta che traduco un articolo e non ho certo scelto l'argomento più semplice quindi se c'è qualche parolina sballata segnalatemela...chiedo venia.


L'Europa segue l'Italia in un campo minato di austerità permanente e crisi del debito.

L'Europa sta per cadere in deflazione. Con il prezzo del petrolio sotto 60 dollari, è abbastanza sicura la crescita negativa dei prezzi nella zona euro all'inizio del prossimo anno. 

La buona notizia è che gli economisti credono che la deflazione sarà breve e mite. Dopo pochi mesi sotto lo zero, l'inflazione inizierà a salire dopo 2015, lo 0,1 % per il 2015, secondo al capitale dell'economia. La maggior parte degli analisti ritengono che possa prendere un po' di più nei prossimi due anni. Naturalmente, la maggior parte prevedeva anche che l'Europa non sarebbe caduta in deflazione.

Quindi che cosa succederebbe se l'Europa, come il Giappone, cadesse in un lungo periodo di lieve deflazione?

In questo scenario, l'Italia è la più grande preoccupazione dell'Europa. La sua economia è di circa otto volte più grande della Grecia, è quindi un rischio sistemico per l'intero continente che non può essere isolato. Se l'Italia starnutisce, il resto dell'Europa può aspettarsi di prendere il raffreddore.

Il problema principale per l'Italia è il debito pubblico. Ecco una proiezione del debito pubblico italiano senza crescita né inflazione:

Questo scenario non è così improbabile. In dollari americani, in Italia il tasso di crescita tra il 1995 e il 2011 era solo dell' 1 %.  Combiniamolo con l' 1% di deflazione e avremo lo stesso scenario. Ecco cos'è realmente importante: la crescita nominale. (Si ha bisogno di un po' di inflazione combinata con una crescita del PIL per rendere i debiti più facili da pagare - stai usando il denaro "di oggi", che vale di meno, per pagare i debiti di ieri, i quali hanno un prezzo fisso.) Se non l'avete ancora capito, avere a che fare con i propri debiti è molto difficile.

Ci sono due possibilità per l'Italia. La prima è una crisi del debito: gli obbligazionisti si convinceranno che il debito italiano è insostenibile e smetteranno di credere che le istituzioni europee sono disposte a venire in suo aiuto. In questa circostanza l'Italia sarebbe costretta ad un incredibilmente dannoso default.

Questo è lo scenario peggiore.

Ma anche nella migliore delle ipotesi non andiamo certo a vincere. Con i debiti che accelerano in quanto una parte dell'economia, e i pagamenti degli interessi sul debito in aumento, i tentativi di diminuire i prestiti facendo tagli alla spesa pubblica e aumentando le tasse lasceranno il paese in austerità permanente, anche senza una crisi del debito. L'austerità tenderà a compromettere la crescita economica e renderà la capacità dell'Italia di pagare i propri debiti anche peggio di com'è ora, dunque impossibile.

Secondo la società di consulenza "Oxford Economics": "Anche se la fase di emergenza della stretta di bilancio può essere terminata nell' Eurozona, un decennio di disciplina sembra necessario se si vogliono evitare defaults di altri paesi." Dopo cinque anni di andamento moderatamente positivo stringere la cinghia per altri 10 anni sembra piuttosto difficile.

E la deflazione sta arrivando forse nel momento peggiore per le finanze pubbliche d'Europa. Prendendo l'Italia come il peggior esempio, ecco il rapporto di dipendenza:

Potrebbe sembrare un po' complicato, ma è semplicemente il numero di 35-54enni per ogni persona dai 60 anni in su. In circa 15 anni il rapporto sarà di 1:1. Lo stipendio di ogni lavoratore dovrà sostenere il peso di una persona che non lavora.

In Giappone, il fatto che la popolazione invecchia ha reso la deflazione più difficile da affrontare: il numero di posti di lavoro sono in calo e la domanda è probabilmente destinata a scendere. Se per esempio c'è la stessa offerta di auto nuove ma sempre meno persone che le vogliono, il prezzo tende a cadere. Le persone anziane non consumano così tanto come la gente che ha uno stipendio.

Questo effetto aumentano anche le spese pubbliche, perché gli anziani sono costosi. Le pensioni spesso non sono alte mentre i costi sanitari si, in questo modo si accentua il debito pubblico del grafico visto sopra. 

Ma l'economia giapponese è ancora molto più salutare di quella italiana. In Giappone, la disoccupazione ha registrato un picco inferiore al 6% in seguito alla crisi finanziaria. In confronto, la disoccupazione italiana era al 6% appena prima dello "schianto". Si tratta di un ottimo livello per l'Italia, dove la disoccupazione è attualmente sopra il 13%.  

Questo è uno dei motivi per i quali i mercati considerano il debito Giapponese molto meno rischioso che il debito pubblico italiano, per cui i profitti delle sue obbligazioni a 10 anni (un metodo comune per misurare quanto costa ad un paese pagare i suoi debiti) sono molto inferiori e lo sono stati per molto tempo. Il Giappone inoltre ha una propria banca centrale in caso di emergenza, in modo da poter acquistare le proprie obbligazioni proprio al fine di evitare una crisi del debito. Come membro dell'Euro, l'Italia non ha più questa capacità.
Questo non é solo un problema per l'Italia, ma un problema per tutta l'Europa. La popolazione in età lavorativa ha raggiunto il suo picco circa quattro anni fa. Immaginando che non vi è alcun drammatico afflusso extra di immigrati in età lavorativa, il grafico che segue ci mostra come sia tutto in discesa.

Non c'è bisogno di essere Keynesiani Krugman-style per vedere quanto sia grave. L'economista non-Keynesiana Tyler Cowen ha proposto un nuovo tipo di obiettivo di inflazione nella zona euro, in cui si deve mirare ad un minimo del 3% l'inflazione in ciascuna delle quattro maggiori economie europee (Spagna, Italia, Francia e Germania).  Alcuni monetaristi come Scott Sumner sono in favore per una crescita del prodotto interno per il blocco (dei 4 paesi). Questo é un modo complicato per dire che la Banca centrale europea dovrebbe cercare di incoraggiare la combinazione di crescita economica e inflazione, entrambi i quali sono rimasti piatti in Europa.

Spero che la maggior parte degli economisti abbia ragione, e che il tuffo dell'Europa nell'inflazione sarà breve. E si spera che la Banca Centrale Europea possa contribuire a far tornare l'inflazione verso l'alto. E speriamo che le riforme economiche dell'Europa la facciano crescere ancora più forte.

Ma se non lo faranno, la prospettiva per l'Europa sarà molto, molto brutta.

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