mercoledì 3 dicembre 2014

Spostarsi con la bicicletta - Tombini, carreggiata e attenzione

 Spostarsi con la bicicletta - Tombini, carreggiata e attenzione


Tombino in Viale Vittorio Emanuele II
Eccoci alla seconda parte di questa pseudo-rubrica letta dai ciclisti che approvano scuotendo la nuca su e giù ad ogni mia accezione positiva all'utilizzo delle due ruote e, d'altro canto, letta pure dagli automobilisti che si dimenano in senso opposto. Restando in carreggiata, senza superare, mi piace stare un po' in mezzo alla strada...mi piace o ne sono costretto? Direi entrambe. Ma scopriamone i motivi: innanzitutto c'è la questione tombini. Ah, i tombini. Fortuna che ci sono loro così la strada non s'allaga! Certo ma ci sono tombini e tombini: ci sono tondi, quadrati, rettangolari, grandi, piccoli, con le fessure, con i buchi stile scolapasta, tutti coperti...e poi sono raso terra, leggermente abbassati, molto bassi stile buca, fognari, della Sip, della Telecom, di tubi sconosciuti...insomma, ce ne sono parecchi ma la parte che interessa al ciclista non è quella sotto terra ma quella dove la gomma calpesta. Spessissimo i tombini sono situati a ridosso del marciapiede, molte volte proprio attaccati al passaggio pedonale sopraelevato, e quando gli stessi (tombini) sono più bassi del manto stradale l'effetto che provocano è il medesimo di quello d'una buca. Bene, ora immaginate di percorrere una strada che ogni 50 metri ci presenta una buca pressoché inevitabile. Io cambierei strada. Pedalando in città ci si imbatte ogni giorno in tale problema e vi garantisco che non è cosa da poco. 

Tombino in Via Longuelo
Cosa sto per dire ora già lo sapete, ecco uno dei motivi per cui mi trovo ad una distanza di sicurezza da marciapiedi e tombini: non voglio che mi esploda la camera d'aria ad ogni pedalata! Oltretutto è anche pericoloso se ad intervalli regolari passo sopra a quelle buche artificiali, ogni volta è un piccolo trauma per me e la mia bicicletta e se non si tiene ben saldamente il manubrio si rischia di perdere il controllo, cadendo. Un altro motivo per mettersi un po' (non troppo, solo un po'...) in mezzo alla strada è legato alla sicurezza. La strada è di tutti, macchine, moto, biciclette e pedoni, indistintamente...e proprio per questo motivo tutti devono essere sicuri mentre la percorrono. Se io sto troppo a destra sulla carreggiata rischio di essere schiacciato sul muro se non c'è alcun passaggio pedonale (come ad esempio alcuni tratti del viale in discesa da Città Alta), rischio di essere catapultato a terra causa pedale che fa leva sul marciapiede per poi essere spappolato dalle macchine passanti o, senza ledere me stesso, saltello tra una buca e l'altra spaccando la bicicletta. Mentre invece se rimango più centrale nella carreggiata nessuna di queste tre opzioni poco allettanti ha alcuna possibilità bensì se ne propongono altre: può accadere che una macchina vada dritta e mi schiacci, che una macchina s'innervosisca e stupidamente superandomi provochi un incidente, può capitare che...no, basta, mi vengono in mente solo queste due possibilità. 

Come sempre, in tutte le cose, bisogna mettere la testa in tutte le azioni che compiamo ogni giorno, senza dimenticarsi che le persone intorno a noi sono la causa della maggior parte degli incidenti. Non è mai colpa nostra. Sono sempre e solo gli altri ad essere distratti, con la testa tra le nuvole, con le cuffiette e la musica a palla, che parlano al cellulare o che scrivono un messaggio..."noi" non ci facciamo mai distrarre da un bel paio di gambe estive o da conoscenti che ci salutano da lontano. "Abbiamo" sempre pronta l'arma ecologista con la quale dimezziamo il vostro potere d'attacco riducendovi schiavi della paura di buttarci a terra e vedere alzarsi il premio assicurativo. Ovviamente il tono è ironico ma come in ogni buona satira contiene un fondo di verità. Bisogna sempre fare attenzione e ricordarsi che sulla strada tutti stanno andando da qualche parte, che sia al lavoro, a scuola, a fare shopping, e tutti vorrebbero arrivare a destinazione interi quindi tiriamo fuori la testa dal culo e facciamo attenzione, grazie.

Il giornalista in bicicletta,

Charlie Capotorto.

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